Non ho mai scritto di sistemi elettorali. E non credo che lo farò in futuro. Può capitare invece di prendere posizione sulla base di riflessioni altrui, cosa che ho fatto la scorsa settimana quando Piero Ignazi mi ha invitato ad accogliere l’appello in favore del doppio turno di collegio. Da allora ho ricevuto numerosi stimoli da parte di persone di diverso orientamento. Alcuni sono critici perché avrei scelto un “sistema sbagliato”. Altri mi invitano a fare di più per completare l’opera, mettendomi a spingere con più decisione un pacchetto di riforme che dovrebbe comportare il graduale passaggio ad un sistema di governo semipresidenziale sul modello francese.
Due righe per chiarire il mio pensiero su questo.
Ho firmato l’appello Ignazi/Sartori perché voglio lasciarmi alle spalle l’abominio dell’attuale sistema elettorale, e sostituirlo con un sistema più semplice, di facile comprensione, che permetta il ritorno ad una selezione del ceto politico non affidata soltanto alle oligarchie partitiche ma in qualche modo autenticata dal giudizio dell’elettorato sui singoli candidati. Ho firmato perché dobbiamo far capire che è necessario cancellare dal vocabolario politico l’idea di “premio di maggioranza” e adottare un sistema che riesca a creare una maggioranza,
Non l’ho firmato pensando che si tratti necessariamente del sistema migliore. Per capirsi, un sistema modellato sull’esempio spagnolo con circoscrizioni grandi e soglia naturale elevata di rappresentanza proporzionale mi starebbe benissimo. A dire il vero mi starebbe benissimo anche un proporzionale puro con una soglia nazionale ragionevole, come quella utilizzata in Germania, e non avrei problemi a salutare anche il ritorno della preferenza (mono-preferenza, perché sappiamo che la preferenza plurima è un altro ricettacolo di schifezzuole).
Sono allora un cerchiobottista, un qualunquista del sistema elettorale? Può darsi. Ho sempre detto e lo ripeto che il sistema elettorale da solo non è il rimedio dei nostri mali. Credo che non ci sia bisogno di ripeterlo visto che siamo già al terzo sistema (ma il porcellum non lo definirei neanche tale) che fallisce nel tentativo di fare di questo paese un paese normale. Sappiamo dunque che neanche Gesu Cristo potrebbe regalarci un sistema elettorale perfetto. E in ogni caso le cause dei nostri mali non stanno (solo) nel sistema elettorale.
Ho sempre detto, ma questa posizione è invece assai meno frequente nei tanti costituzionalisti e nei pochi politologi che fanno opinione, che in Italia basterebbero pochi ma decisi tratti di riforma sui regolamenti parlamentari per ottenere un funzionamento più razionale del governo parlamentare (il sistema di governo che personalmente ritengo ancora spendibile in un paese complesso e frammentato come il nostro). E che con una riforma costituzionale rapida come quella del numero dei parlamentari (magari accompagnata dal superamento del bicameralismo simmetrico) si chiuderebbe la partita.
Ribadisco: appoggio un qualsiasi sistema elettorale con caratteristiche di chiarezza nella selezione dei parlamentari e una ragionevole soglia naturale di sbarramento e una compatibilità col sistema di governo parlamentare. Il doppio turno di collegio mi pare che possa andare in questa direzione. E allora perché non appoggiare la proposta? Se ne verranno altre le valuterò e le appoggerò volentieri. L’importante è togliersi dai piedi l’abominio.
Due righe per chiarire il mio pensiero su questo.
Ho firmato l’appello Ignazi/Sartori perché voglio lasciarmi alle spalle l’abominio dell’attuale sistema elettorale, e sostituirlo con un sistema più semplice, di facile comprensione, che permetta il ritorno ad una selezione del ceto politico non affidata soltanto alle oligarchie partitiche ma in qualche modo autenticata dal giudizio dell’elettorato sui singoli candidati. Ho firmato perché dobbiamo far capire che è necessario cancellare dal vocabolario politico l’idea di “premio di maggioranza” e adottare un sistema che riesca a creare una maggioranza,
Non l’ho firmato pensando che si tratti necessariamente del sistema migliore. Per capirsi, un sistema modellato sull’esempio spagnolo con circoscrizioni grandi e soglia naturale elevata di rappresentanza proporzionale mi starebbe benissimo. A dire il vero mi starebbe benissimo anche un proporzionale puro con una soglia nazionale ragionevole, come quella utilizzata in Germania, e non avrei problemi a salutare anche il ritorno della preferenza (mono-preferenza, perché sappiamo che la preferenza plurima è un altro ricettacolo di schifezzuole).
Sono allora un cerchiobottista, un qualunquista del sistema elettorale? Può darsi. Ho sempre detto e lo ripeto che il sistema elettorale da solo non è il rimedio dei nostri mali. Credo che non ci sia bisogno di ripeterlo visto che siamo già al terzo sistema (ma il porcellum non lo definirei neanche tale) che fallisce nel tentativo di fare di questo paese un paese normale. Sappiamo dunque che neanche Gesu Cristo potrebbe regalarci un sistema elettorale perfetto. E in ogni caso le cause dei nostri mali non stanno (solo) nel sistema elettorale.
Ho sempre detto, ma questa posizione è invece assai meno frequente nei tanti costituzionalisti e nei pochi politologi che fanno opinione, che in Italia basterebbero pochi ma decisi tratti di riforma sui regolamenti parlamentari per ottenere un funzionamento più razionale del governo parlamentare (il sistema di governo che personalmente ritengo ancora spendibile in un paese complesso e frammentato come il nostro). E che con una riforma costituzionale rapida come quella del numero dei parlamentari (magari accompagnata dal superamento del bicameralismo simmetrico) si chiuderebbe la partita.
Ribadisco: appoggio un qualsiasi sistema elettorale con caratteristiche di chiarezza nella selezione dei parlamentari e una ragionevole soglia naturale di sbarramento e una compatibilità col sistema di governo parlamentare. Il doppio turno di collegio mi pare che possa andare in questa direzione. E allora perché non appoggiare la proposta? Se ne verranno altre le valuterò e le appoggerò volentieri. L’importante è togliersi dai piedi l’abominio.