Giornatona oggi a unisi. Per legalità organizzata abbiamo cominciato stamani con una intervista pubblica, sui temi della nuova criminalità economica, a Nicola Gratteri ed al comandante della Guardia di Finanza regionale, Andrea De Gennaro. Proprio Gratteri si è soffermato a lungo sulla precisione e sulla attenzione nelle questione sollevate da alcuni studenti.
Nel pomeriggio al San Niccolò l'abbraccio a Francesco Guccini, Almeno 3 generazioni di fans, ma anche analisi appassionate, tra poesia, letteratura, storia, filologia. E di nuovo, abbiamo ammirato l'attenzione dei più giovani, non certo soltanto dei nuovi "fan", ma cultori attenti, capaci di estrarre ancora più emozione ed emozioni ancora nuove dalle canzoni e dalle parole del cantautore di Pavana.
Non mi stupisco della qualità dei nostri studenti. Come si diceva questa mattina, siamo ancora un paese ricco di cultura, e il sistema scolastico italiano è ancora competitivo, nonostante le vessazioni subite. Non mi stupiscono certo l’autonomia e l’articolazione dei loro pensieri. Tuttavia, ogni volta mi sorprendo della quantità di passione che questi ragazzi ci trasmettono. La conclusione banale, ma la verità in fondo è banale, è che davvero sono un privilegiato a fare questa vita.
Poi tre considerazioni, spero utili per un numero più ampio di cervelli e di cuori.
Primo. Si può discutere di tutto, dai tecnicismi di una legge a quelli di una analisi letteraria, se si è capaci di collegare anche il più minuto dettaglio a una visione. E oggi di persone capaci di esprimere una visione, tra relatori e studenti, ne ho ascoltate tante.
Secondo. Si deve discutere tutti assieme. Certo, è più facile che ad una lezione di Guccini, che ne so, un economista, o un medico, o un giurista si emozioni assieme alle donne e agli uomini delle lettere. Ma è anche possibile vedere ragazzi del quinto anno delle superiori che ringraziano un giudice, un bravo giornalista, magari anche uno con una divisa piena di stelle, che gli hanno regalato una visione chiamata legalità. Io ho rimosso del tutto il mio già povero latino, e non ho mai capito davvero perché ci chiamiamo “università”. Ma credo che abbia a che fare con l’emozione che provo quando vedo colleghi e studenti di diversa estrazione culturale che si ascoltano a vicenda.
Terzo. L’università pubblica – ma infondo tutte le università, dato che ognuna di esse porta con se qualcosa di pubblico – non può dimenticare l’obiettivo imprescindibile della passione civile. Si può discutere sulle implicazioni di tale obiettivo, ma un impegno a tutelare il diritto di immaginare cose migliori e ad intervenire sulla realtà, non possiamo non prendercelo. Forse anche questa è una banalità. Ma è una banalità di cui ci dimentichiamo spesso, presi dal lavoro quotidiano. Nel dubbio meglio annotarmi in questo post che suscitare passione civile è un mio compito preciso.
Nel pomeriggio al San Niccolò l'abbraccio a Francesco Guccini, Almeno 3 generazioni di fans, ma anche analisi appassionate, tra poesia, letteratura, storia, filologia. E di nuovo, abbiamo ammirato l'attenzione dei più giovani, non certo soltanto dei nuovi "fan", ma cultori attenti, capaci di estrarre ancora più emozione ed emozioni ancora nuove dalle canzoni e dalle parole del cantautore di Pavana.
Non mi stupisco della qualità dei nostri studenti. Come si diceva questa mattina, siamo ancora un paese ricco di cultura, e il sistema scolastico italiano è ancora competitivo, nonostante le vessazioni subite. Non mi stupiscono certo l’autonomia e l’articolazione dei loro pensieri. Tuttavia, ogni volta mi sorprendo della quantità di passione che questi ragazzi ci trasmettono. La conclusione banale, ma la verità in fondo è banale, è che davvero sono un privilegiato a fare questa vita.
Poi tre considerazioni, spero utili per un numero più ampio di cervelli e di cuori.
Primo. Si può discutere di tutto, dai tecnicismi di una legge a quelli di una analisi letteraria, se si è capaci di collegare anche il più minuto dettaglio a una visione. E oggi di persone capaci di esprimere una visione, tra relatori e studenti, ne ho ascoltate tante.
Secondo. Si deve discutere tutti assieme. Certo, è più facile che ad una lezione di Guccini, che ne so, un economista, o un medico, o un giurista si emozioni assieme alle donne e agli uomini delle lettere. Ma è anche possibile vedere ragazzi del quinto anno delle superiori che ringraziano un giudice, un bravo giornalista, magari anche uno con una divisa piena di stelle, che gli hanno regalato una visione chiamata legalità. Io ho rimosso del tutto il mio già povero latino, e non ho mai capito davvero perché ci chiamiamo “università”. Ma credo che abbia a che fare con l’emozione che provo quando vedo colleghi e studenti di diversa estrazione culturale che si ascoltano a vicenda.
Terzo. L’università pubblica – ma infondo tutte le università, dato che ognuna di esse porta con se qualcosa di pubblico – non può dimenticare l’obiettivo imprescindibile della passione civile. Si può discutere sulle implicazioni di tale obiettivo, ma un impegno a tutelare il diritto di immaginare cose migliori e ad intervenire sulla realtà, non possiamo non prendercelo. Forse anche questa è una banalità. Ma è una banalità di cui ci dimentichiamo spesso, presi dal lavoro quotidiano. Nel dubbio meglio annotarmi in questo post che suscitare passione civile è un mio compito preciso.