Il 22 Marzo di 70 anni fa a Maiano Lavacchio, località non lontana da Grosseto, i fascisti e le SS catturarono 11 “renitenti alla leva” per ucciderli subito dopo. La loro colpa era quella di non aver risposto alla chiamata. Erano disarmati. Non avevano commesso alcun reato e non avevano partecipato, alcuni non l’avrebbero neanche fatto avendone l’opportunità, ad azioni di resistenza o sabotaggio.
L’eccidio di Maiano Lavacchio è il principale simbolo del culto civile della resistenza a Grosseto. Come per tanti della mia generazione, la conoscenza dei fatti dell’eccidio mi ha socializzato a tale culto. Ho un ricordo nitido di quando, già negli anni settanta, ascoltavo a Grosseto i politici democratici locali, della più diversa estrazione, ricordare la vicenda e interrogarsi sul suo eterno messaggio, alternando silenzi doverosi e parole sempre ponderate.
È importante conoscere questi eventi e trasferirne il ricordo ai più giovani. Per questo è necessario continuare a sostenere le istituzioni che si fanno carico della preservazione e della disseminazione dei valori alla base della democrazia. Nella fattispecie, il lavoro dell’istituto storico per la resistenza di Grosseto (http://www.isgrec.it/) è una tessera fondamentale. Con il solito dispiacere di chi è sempre un po’ troppo lontano per partecipare, segnalo al proposito la presentazione del lavoro di Marco Grilli oggi alle 17 a Grosseto presso il palazzo della provincia. Regalerò a mio figlio questa e altre letture, per ricordargli il costo della mia e della sua libertà.
Aggiungo una cosa personale. La conoscenza degli eventi di Maiano Lavacchio (a dire il vero ho sempre detto martiri di Istia, come chiamiamo a Grosseto la piazza che li ricorda) è stata per me doppiamente illuminante: da un lato, mi ha fatto definitivamente scegliere la parte della libertà, distaccandomi dalle narrazioni di alcuni amici e anche di parte della mia famiglia che finivano per giustificare o rivedere, in qualche raro caso esaltare, i controvalori della dittatura nazi-fascista. Dall’altro lato, ho maturato dalla conoscenza di questa storia la consapevolezza che la libertà è di per se forza morale. Ribadisco, i ragazzi di Maiano Lavacchio erano disarmati. Non erano tutti, verosimilmente, orientati politicamente. Comunque costituivano un gruppo “di fatto”, unito solo dal caso: fattore anagrafico, il fatto di trovarsi nativi o residenti in quella zona, la convinzione che la chiamata da parte di un regime fantoccio come la RSI era comunque una assurdità, a prescindere dalle aberrazioni del nazi-fascismo.
Conoscere questi eventi è stato fondamentale per tenere assieme la mia passione democratica con valori in realtà non sempre presenti nel dibattito politico: i diritti civili, il pacifismo, il rispetto radicale e prioritario per il pluralismo. Dopo questa conoscenza ho letto Capitini, ho frequentato le associazioni per i diritti umani. Poi ho fatto altre cose, preso molte direzioni. Ma il mio filo rosso parte dai valori semplici quanto profondi di eroi quasi casuali come quelli di Maiano Lavacchio. Da quella lavagna, dove due ragazzi mandano un bacio alla loro madre.
L’eccidio di Maiano Lavacchio è il principale simbolo del culto civile della resistenza a Grosseto. Come per tanti della mia generazione, la conoscenza dei fatti dell’eccidio mi ha socializzato a tale culto. Ho un ricordo nitido di quando, già negli anni settanta, ascoltavo a Grosseto i politici democratici locali, della più diversa estrazione, ricordare la vicenda e interrogarsi sul suo eterno messaggio, alternando silenzi doverosi e parole sempre ponderate.
È importante conoscere questi eventi e trasferirne il ricordo ai più giovani. Per questo è necessario continuare a sostenere le istituzioni che si fanno carico della preservazione e della disseminazione dei valori alla base della democrazia. Nella fattispecie, il lavoro dell’istituto storico per la resistenza di Grosseto (http://www.isgrec.it/) è una tessera fondamentale. Con il solito dispiacere di chi è sempre un po’ troppo lontano per partecipare, segnalo al proposito la presentazione del lavoro di Marco Grilli oggi alle 17 a Grosseto presso il palazzo della provincia. Regalerò a mio figlio questa e altre letture, per ricordargli il costo della mia e della sua libertà.
Aggiungo una cosa personale. La conoscenza degli eventi di Maiano Lavacchio (a dire il vero ho sempre detto martiri di Istia, come chiamiamo a Grosseto la piazza che li ricorda) è stata per me doppiamente illuminante: da un lato, mi ha fatto definitivamente scegliere la parte della libertà, distaccandomi dalle narrazioni di alcuni amici e anche di parte della mia famiglia che finivano per giustificare o rivedere, in qualche raro caso esaltare, i controvalori della dittatura nazi-fascista. Dall’altro lato, ho maturato dalla conoscenza di questa storia la consapevolezza che la libertà è di per se forza morale. Ribadisco, i ragazzi di Maiano Lavacchio erano disarmati. Non erano tutti, verosimilmente, orientati politicamente. Comunque costituivano un gruppo “di fatto”, unito solo dal caso: fattore anagrafico, il fatto di trovarsi nativi o residenti in quella zona, la convinzione che la chiamata da parte di un regime fantoccio come la RSI era comunque una assurdità, a prescindere dalle aberrazioni del nazi-fascismo.
Conoscere questi eventi è stato fondamentale per tenere assieme la mia passione democratica con valori in realtà non sempre presenti nel dibattito politico: i diritti civili, il pacifismo, il rispetto radicale e prioritario per il pluralismo. Dopo questa conoscenza ho letto Capitini, ho frequentato le associazioni per i diritti umani. Poi ho fatto altre cose, preso molte direzioni. Ma il mio filo rosso parte dai valori semplici quanto profondi di eroi quasi casuali come quelli di Maiano Lavacchio. Da quella lavagna, dove due ragazzi mandano un bacio alla loro madre.