Se ne andato improvvisamente Aldo Di Virgilio. Professore di scienza politica a Bologna. Collega stimatissimo da tutta la disciplina. Sono qui da ore che mi chiedo cosa dovrei fare adesso. E’ tale lo sgomento che non riesco nemmeno a parlarne con qualcuno. Se ci provo mi commuovo. Come mi commuovo se solo provo a scrivere una qualsiasi cosa su questo foglio bianco.
Ma proprio per questo voglio postare un ricordo, anche piccolo, di Aldo. Per dire a tutti quelli che lo conoscono che gli voglio bene. Gli vogliamo bene. Per dire che è stato e rimane per me un esempio. Di dedizione, signorilità, professionalità, passione. Quando ho cominciato a lavorare nella redazione della RISP, oltre venti anni fa, è stato Aldo a insegnarmi i primi rudimenti. Il capo redattore era allora Cartocci e Aldo era una sorta di fratello maggiore nella redazione. Marcandolo stretto imparammo, senza mai eguagliarne la precisione, a gestire la rivista e le recensioni.
Assieme a Alessandro Chiaramonte ho avuto il privilegio di affiancare Aldo nella lunga saga dei libri elettorali ispirati da D’Alimonte nel 1994. Ne abbiamo parlato tante volte con orgoglio di questa avventura, che ha visto crescere altri colleghi con i quali abbiamo poi condiviso altrettante iniziative, Legnante, De Sio, Tronconi e vari altri. Ogni volta ci chiedevamo se non valesse la pena di fare una cosa assieme. Lui era l’uomo dell’offerta elettorale. Io quello dell’archivio dei parlamentari. I nostri scritti si sono intrecciati pur rimanendo due fili separati, spesso collocati agli estremi del volume. Ma cosa importava? Quella era davvero una impresa collettiva. Infatti penso spesso che quei volumi, così importanti per me, sono sempre stati la prova che anche i libri collettanei possono fare la differenza.
Poi ho incrociato Aldo a Bologna, dove per qualche tempo siamo stati colleghi. Ho fatto con lui tante cose condividendo sempre il piacere di lavorare assieme. Tante volte abbiamo progettato assieme una futura ricerca che spesso, per gli impegni reciproci, non abbiamo nemmeno iniziato. Ma fantasticare su dati, ipotesi e progetti era di per se una condivisione forte. Non riesco davvero a immaginare un congresso della SISP o un convegno sul voto o sui partiti senza scorgerlo prima o poi tra i capannelli dei colleghi.
Ma quello che ricordo ora , e quello che mi mancherà per la vita che mi resta, sono le sue parole, sempre piene di amore, sulle cose della vita. Sui nostri figli, sulla scuola. Sul senso che può avere spendere la propria vita sui treni o sui bus, per la passione maledetta che ci accomuna, quando tante altre cose belle e importanti vengono lasciate indietro. Abbiamo parlato anche di politica e di questo paese. Non c’era una cosa sulla politica italiana, e non solo italiana, che non interessasse Aldo. Sentire le sue reazioni pacate e puntuali, confrontarmi con i suoi commenti non mi lasciava mai indifferente. Così era per me. Così è stato per decine di persone più giovani che tra Firenze a Bologna, oppure nei tanti convegni della SISP o della SISE, hanno potuto contare sui suggerimenti e sui commenti di Aldo.
Ci sono tante altre cose che vorrei dire e altre ancora, sono sicuro, mi verranno in mente. Non credo che dimenticherò mai Aldo. Non credo che la Scienza Politica Italiana lo dimenticherà. Era giusto dirlo. Ma ora lascio le lacrime scendere e mi taccio. Di fronte allo sgomento per una morte inaspettata e ingiusta, e al dolore della sua famiglia e di tutti noi, il silenzio e la preghiera forse sono più adeguati.
Ma proprio per questo voglio postare un ricordo, anche piccolo, di Aldo. Per dire a tutti quelli che lo conoscono che gli voglio bene. Gli vogliamo bene. Per dire che è stato e rimane per me un esempio. Di dedizione, signorilità, professionalità, passione. Quando ho cominciato a lavorare nella redazione della RISP, oltre venti anni fa, è stato Aldo a insegnarmi i primi rudimenti. Il capo redattore era allora Cartocci e Aldo era una sorta di fratello maggiore nella redazione. Marcandolo stretto imparammo, senza mai eguagliarne la precisione, a gestire la rivista e le recensioni.
Assieme a Alessandro Chiaramonte ho avuto il privilegio di affiancare Aldo nella lunga saga dei libri elettorali ispirati da D’Alimonte nel 1994. Ne abbiamo parlato tante volte con orgoglio di questa avventura, che ha visto crescere altri colleghi con i quali abbiamo poi condiviso altrettante iniziative, Legnante, De Sio, Tronconi e vari altri. Ogni volta ci chiedevamo se non valesse la pena di fare una cosa assieme. Lui era l’uomo dell’offerta elettorale. Io quello dell’archivio dei parlamentari. I nostri scritti si sono intrecciati pur rimanendo due fili separati, spesso collocati agli estremi del volume. Ma cosa importava? Quella era davvero una impresa collettiva. Infatti penso spesso che quei volumi, così importanti per me, sono sempre stati la prova che anche i libri collettanei possono fare la differenza.
Poi ho incrociato Aldo a Bologna, dove per qualche tempo siamo stati colleghi. Ho fatto con lui tante cose condividendo sempre il piacere di lavorare assieme. Tante volte abbiamo progettato assieme una futura ricerca che spesso, per gli impegni reciproci, non abbiamo nemmeno iniziato. Ma fantasticare su dati, ipotesi e progetti era di per se una condivisione forte. Non riesco davvero a immaginare un congresso della SISP o un convegno sul voto o sui partiti senza scorgerlo prima o poi tra i capannelli dei colleghi.
Ma quello che ricordo ora , e quello che mi mancherà per la vita che mi resta, sono le sue parole, sempre piene di amore, sulle cose della vita. Sui nostri figli, sulla scuola. Sul senso che può avere spendere la propria vita sui treni o sui bus, per la passione maledetta che ci accomuna, quando tante altre cose belle e importanti vengono lasciate indietro. Abbiamo parlato anche di politica e di questo paese. Non c’era una cosa sulla politica italiana, e non solo italiana, che non interessasse Aldo. Sentire le sue reazioni pacate e puntuali, confrontarmi con i suoi commenti non mi lasciava mai indifferente. Così era per me. Così è stato per decine di persone più giovani che tra Firenze a Bologna, oppure nei tanti convegni della SISP o della SISE, hanno potuto contare sui suggerimenti e sui commenti di Aldo.
Ci sono tante altre cose che vorrei dire e altre ancora, sono sicuro, mi verranno in mente. Non credo che dimenticherò mai Aldo. Non credo che la Scienza Politica Italiana lo dimenticherà. Era giusto dirlo. Ma ora lascio le lacrime scendere e mi taccio. Di fronte allo sgomento per una morte inaspettata e ingiusta, e al dolore della sua famiglia e di tutti noi, il silenzio e la preghiera forse sono più adeguati.