La notizia di una iniziativa come l'intitolazione di una strada cittadina a Giorgio Almirante a Grosseto mi ha colto di sorpresa. Non mi sarei aspettato di vedere che taluni attori politici sentano ancora il bisogno di bilanciare la "memoria della toponomastica", per poi magari procedere alla revisione della memoria storica: non avrei immaginato una volontà così palese di dividere la propria comunità da parte di amministratori pubblici importanti.
Col passare delle ore allo stupore ha fatto seguito l'indignazione. Credo anch'io che si tratti di una qualche strategia, per quanto non compiuta e forse nemmeno del tutto "cosciente". Si tratta, è vero, di penosi segnali di propensione alla politica vocale che evidenziano scarsa attitudine alla politica delle cose. Ma c’è un consenso cercato e persino una "visione". Il consenso può arrivare da una miriade di voci: fascisti in senso proprio, innamorati dei feticci di un regime che ancora ritengono un modello, fanatici dell'anticomunismo, negazionisti, "cospirazionisti" votati al rovesciamento dei castelli di menzogne costruiti dagli storici, ed una fenomenologia variegata di revisionisti e qualunquisti interessati alla riscrittura della storia della liberazione. Stanno insieme per puro caso. Ma la scarsa performance della politica e i costi dell’informazione disintermediata aiutano certo ad ampliare questa tribuna.
Ma c’è anche la “visione. Se la si può chiamare così. Chi conduce questa azione ha sicuramente un obiettivo: riempire un qualche vuoto politico. Si preferisce forzare il dibattito con provocazioni, per nascondere la propria mancanza di responsabilità, da parte di chi ha già evidentemente esaurito la propria propulsione istituzionale e cerca attraverso la politica vocale di mettere assieme una qualche strategia di consenso.
La peggiore strategia, che tuttavia può trovare un momento favorevole in questa fase connotata da terrore ed urla.
Di fronte ad una provocazione politica è inevitabile trarre una lezione politica. Ed è la lezione che leggo nelle parole di Carlo De Martis, che faccio mie. Io non ho alcun titolo per suggerire risposte. Saranno i cittadini e gli elettori di Grosseto, in primis mi auguro quelli che hanno eletto l'attuale amministrazione a reagire a questa provocazione. Ognuno di essi libero di scegliere le parole più idonee.
Da studioso del sistema politico, frequentatore della costituzione e rappresentante dell'ISGREC offro invece al dibattito un contributo diverso che ha a che fare con la dimensione pedagogica. Qui possiamo trarre una lezione finanche ottimistica, pure in un passaggio doloroso per la nostra città. So che chi intende opporsi a questa sciagurata proposta si riunisce oggi presso il nostro istituto. Penso che sia un buon segnale. Non per rendere "politica" una sede di studio e riflessione, ma per avvicinare la politica, tutta la politica, alle qualità esplicative della nostra storia. A questo servono le istituzioni culturali: esercitare il civismo a beneficio di tutti.
In particolare, su questa vicenda l'ISGREC conserva le carte che spiegano perché questa è una provocazione gratuita quanto grave. Le carte sul ruolo di Almirante repubblichino a Grosseto, e quelle forse meno note relative alle sentenze che hanno confermato la veridicità di tale ruolo, a fronte del tentativo dello stesso Almirante di costruire una narrazione basata sulla propria estraneità agli efferati delitti che si legano a tale ruolo. Oggi possiamo riprendere quelle carte. Continueremo a farle leggere ai ragazzi nelle scuole. Non per individuare un “nemico”. Non ne abbiamo. Infatti racconteremo loro anche altri episodi della nostra storia. Per esempio, diremo loro che Almirante è stato poi a lungo leader di un partito tollerato dai custodi della libertà repubblicana. Legittimato da un voto importante, ma non per questo legittimo, tanto è vero che non ha mai varcato la soglia del potere esecutivo.
I giovani devono sapere che questo metodo è la via maestra per guardare alla loro comunità. Per conservare spirito critico senza aver paura di scoprire nuove evidenze. Ma senza perdere di vista la destinazione finale della via maestra. Che ha un solo nome: democrazia. Apprezzo il senso istituzionale di chi ha detto che il vero passaggio qui non è ideologia fascista vs. altre ideologie, social-comunista o simili. Qui si parla di è democrazia vs. orrore totalitario. Sappiamo che dentro la prima ci sono centinaia di distinzioni, imperfezioni palesi e persino pagine di miseria e vergogna. Ma proprio perchè siamo sulla via maestra, possiamo vedere tutto ciò senza perdere di vista la destinazione del nostro cammino. Nell'apologia, diretta o meno, dell'orrore sta invece soltanto l'obiettivo di confondere i cittadini e farli uscire dalla via maestra della democrazia.
Auguro agi amici grossetani, e mi auguro, di continuare a poter contare ancora a lungo su luoghi e persone capaci di guidarci nelle carte e nella discussione. Auspico che il buon senso torni copioso in tutte le forze politiche. Anzi auspico, da inguaribile ottimista quale sono, che il buon senso possa estendersi a tutto l'arco politico-istituzionale. E che i valori dell’antifascismo e del pluralismo democratico tornino al centro dell’azione di tutta la classe dirigente cittadina.
Col passare delle ore allo stupore ha fatto seguito l'indignazione. Credo anch'io che si tratti di una qualche strategia, per quanto non compiuta e forse nemmeno del tutto "cosciente". Si tratta, è vero, di penosi segnali di propensione alla politica vocale che evidenziano scarsa attitudine alla politica delle cose. Ma c’è un consenso cercato e persino una "visione". Il consenso può arrivare da una miriade di voci: fascisti in senso proprio, innamorati dei feticci di un regime che ancora ritengono un modello, fanatici dell'anticomunismo, negazionisti, "cospirazionisti" votati al rovesciamento dei castelli di menzogne costruiti dagli storici, ed una fenomenologia variegata di revisionisti e qualunquisti interessati alla riscrittura della storia della liberazione. Stanno insieme per puro caso. Ma la scarsa performance della politica e i costi dell’informazione disintermediata aiutano certo ad ampliare questa tribuna.
Ma c’è anche la “visione. Se la si può chiamare così. Chi conduce questa azione ha sicuramente un obiettivo: riempire un qualche vuoto politico. Si preferisce forzare il dibattito con provocazioni, per nascondere la propria mancanza di responsabilità, da parte di chi ha già evidentemente esaurito la propria propulsione istituzionale e cerca attraverso la politica vocale di mettere assieme una qualche strategia di consenso.
La peggiore strategia, che tuttavia può trovare un momento favorevole in questa fase connotata da terrore ed urla.
Di fronte ad una provocazione politica è inevitabile trarre una lezione politica. Ed è la lezione che leggo nelle parole di Carlo De Martis, che faccio mie. Io non ho alcun titolo per suggerire risposte. Saranno i cittadini e gli elettori di Grosseto, in primis mi auguro quelli che hanno eletto l'attuale amministrazione a reagire a questa provocazione. Ognuno di essi libero di scegliere le parole più idonee.
Da studioso del sistema politico, frequentatore della costituzione e rappresentante dell'ISGREC offro invece al dibattito un contributo diverso che ha a che fare con la dimensione pedagogica. Qui possiamo trarre una lezione finanche ottimistica, pure in un passaggio doloroso per la nostra città. So che chi intende opporsi a questa sciagurata proposta si riunisce oggi presso il nostro istituto. Penso che sia un buon segnale. Non per rendere "politica" una sede di studio e riflessione, ma per avvicinare la politica, tutta la politica, alle qualità esplicative della nostra storia. A questo servono le istituzioni culturali: esercitare il civismo a beneficio di tutti.
In particolare, su questa vicenda l'ISGREC conserva le carte che spiegano perché questa è una provocazione gratuita quanto grave. Le carte sul ruolo di Almirante repubblichino a Grosseto, e quelle forse meno note relative alle sentenze che hanno confermato la veridicità di tale ruolo, a fronte del tentativo dello stesso Almirante di costruire una narrazione basata sulla propria estraneità agli efferati delitti che si legano a tale ruolo. Oggi possiamo riprendere quelle carte. Continueremo a farle leggere ai ragazzi nelle scuole. Non per individuare un “nemico”. Non ne abbiamo. Infatti racconteremo loro anche altri episodi della nostra storia. Per esempio, diremo loro che Almirante è stato poi a lungo leader di un partito tollerato dai custodi della libertà repubblicana. Legittimato da un voto importante, ma non per questo legittimo, tanto è vero che non ha mai varcato la soglia del potere esecutivo.
I giovani devono sapere che questo metodo è la via maestra per guardare alla loro comunità. Per conservare spirito critico senza aver paura di scoprire nuove evidenze. Ma senza perdere di vista la destinazione finale della via maestra. Che ha un solo nome: democrazia. Apprezzo il senso istituzionale di chi ha detto che il vero passaggio qui non è ideologia fascista vs. altre ideologie, social-comunista o simili. Qui si parla di è democrazia vs. orrore totalitario. Sappiamo che dentro la prima ci sono centinaia di distinzioni, imperfezioni palesi e persino pagine di miseria e vergogna. Ma proprio perchè siamo sulla via maestra, possiamo vedere tutto ciò senza perdere di vista la destinazione del nostro cammino. Nell'apologia, diretta o meno, dell'orrore sta invece soltanto l'obiettivo di confondere i cittadini e farli uscire dalla via maestra della democrazia.
Auguro agi amici grossetani, e mi auguro, di continuare a poter contare ancora a lungo su luoghi e persone capaci di guidarci nelle carte e nella discussione. Auspico che il buon senso torni copioso in tutte le forze politiche. Anzi auspico, da inguaribile ottimista quale sono, che il buon senso possa estendersi a tutto l'arco politico-istituzionale. E che i valori dell’antifascismo e del pluralismo democratico tornino al centro dell’azione di tutta la classe dirigente cittadina.